Dopo il terremoto di magnitudo 7,8 che ha scosso il sud-est della Turchia (ufficialmente la Repubblica di Turkiye) e il nord-ovest della Siria il 6 febbraio 2023, le temperature gelide, le nevicate e le strade danneggiate hanno ostacolato le disperate operazioni di ricerca e salvataggio delle persone intrappolate sotto gli edifici crollati. Il numero di vittime ha superato i 21.000 e continua ad aumentare di ora in ora. In un'area già devastata da quasi 12 anni di conflitto in Siria e dalla crisi dei rifugiati, altre migliaia di persone sono rimaste ferite. Secondo i media locali, in Turchia sono state distrutte più di 2.800 strutture. Milioni di rifugiati siriani risiedono nelle vicine città di Nurda e Gaziantep, appena fuori dal capoluogo di provincia. Lungo il confine, afflitto da quasi 12 anni di conflitto in Siria e dalla crisi dei rifugiati, il terremoto ha aumentato le sofferenze. <b>Secondo l'UNHCR, che gestisce una delle sue principali operazioni da Gaziantep, la Turchia ospita la più grande popolazione di rifugiati al mondo, oltre 3,6 milioni di siriani. In pieno inverno, centinaia di migliaia di persone sono ora senza casa in entrambi i Paesi. Molte persone hanno allestito rifugi temporanei nei parcheggi dei supermercati, nelle moschee, lungo i bordi delle strade e tra le macerie, avendo spesso bisogno di cibo, acqua e calore. La fornitura di acqua pulita, servizi igienici e igiene (WASH), così come l'assistenza per la salute, il riparo e la protezione, sono le principali priorità. I rifugi hanno bisogno di combustibile e calore, poiché il freddo e le temperature sotto lo zero sono una seria preoccupazione. Un'altra priorità assoluta è fornire tende, letti e coperte alle persone rimaste senza casa a causa del terremoto. L'impossibilità di salvare le persone intrappolate a causa della mancanza di strumenti, competenze e supporto è stata lamentata da molti in Turchia, a volte anche mentre si sentivano le richieste di aiuto. I giovani colpiti dal terremoto sono ora incredibilmente indifesi e a rischio.
Attualmente ci sono centinaia di migliaia di senzatetto, molti dei quali sono stati probabilmente strappati alle loro famiglie e sono a rischio di trasmissione di malattie, lavoro minorile o matrimonio precoce tra bambini, oltre ad altre forme di sfruttamento e abuso. Nel nord-ovest della Siria c'erano già urgenti necessità umanitarie e questo devastante terremoto ha peggiorato notevolmente una situazione già disastrosa. Anche prima che molte strutture venissero distrutte, erano mal equipaggiate e non in grado di soddisfare la domanda.
Le famiglie stanno affrontando gli effetti fisici e psicologici del terremoto, cercando di sopravvivere senza casa, senza accesso al cibo e con temperature sotto lo zero. Numerosi sopravvissuti avranno bisogno di farmaci per l'ipertensione, il diabete e l'asma che sono stati lasciati tra le macerie nelle prossime settimane, quando le ricerche si sposteranno sul triste lavoro di raccolta dei morti. Le donne in attesa di un figlio partoriranno in alloggi temporanei e campi profughi. I pazienti affetti da cancro non riceveranno alcuna terapia. (OMS)
CADIS International si sta impegnando a mobilitare personale e risorse per assistere le iniziative delle nostre province e delegazioni. Ci uniamo ai Frati Cappuccini dell'Emilia-Romagna presenti in Turchia.
Ci siamo mobilitati immediatamente per rispondere all’emergenza in corso, affiancandoci ai Frati Cappuccini, presenti nei luoghi colpiti. Il Fondo d’Emergenza CADIS ha raccolto fondi da inviare alle stazioni missionarie di Antiochia e Mersin. In quei territori ci sono due stazioni missionarie dove i frati cappuccini sono inseriti nella comunità locale da tanti anni e sono una presenza sicura per la popolazione. Una è Antiochia, città devastata dal sisma. L'altra è Mersin, più distante dall'epicentro, e quindi con meno danni. L'aiuto che si è pensato di dare loro in questa emergenza è di tipo economico: una ottantina di persone da subito sono state ospitate nei locali del convento di Mersin e si tratta di provvedere loro. Con il tempo vedremo di investire in altro modo, per esempio aiutando nella ricostruzione degli edifici. Gli aggiornamenti dai luoghi di intervento raccontano una realtà ancora fragile e in fase di organizzazione. I Cappuccini sono presenti a Mersin e Antiochia, due zone duramente colpite dal terremoto e dove, recentemente, si è recato Fr Lorenzo Motti, il superiore provinciale dei Cappuccini dell'Emilia-Romagna, per un sopralluogo. Il convento di Mersin, a seguito delle scosse di terremoto, ha riportato delle crepe valutate come non pericolose da un ingegnere che ha effettuato il sopralluogo. Nella fraternità di Mersin sono ospitate circa 80 persone, tra cui una decina di bambini e ragazzi e un bambino di appena 2 mesi che ha perso il padre. Due suore turche del Verbo Incarnato, suor Diba e suor Ancilla, hanno aiutato con l’organizzazione degli ambienti messi a completa disposizione degli ospiti e con la gestione dell’emergenza. A Mersin, oltre a Fr Roshan, guardiano e parroco, e Fr Mariusz, che fanno parte della fraternità, adesso risiedono anche Fr Royston e Fr Francis che erano ad Antiochia.
L'aiuto che viene dato ai sopravvissuti comprende vestiario e pasti completi. È stato acquistato tutto il necessario per permettere una permanenza serena. Gli ospiti hanno in dotazione lavatrici, frigoriferi e quello che serve per autogestirsi il più possibile. Tutti i pasti sono consumati in comune nel salone del convento. All'inizio, la comunità cattolica di Mersin ha aiutato con la preparazione dei pasti. Successivamente sono stati organizzati dei turni tra le persone ospitate, in modo che si sentano utili e possano fare qualcosa che li distragga. Il supporto che i sopravvissuti stanno ricevendo non è solo materiale, ma anche spirituale: è stato organizzato un incontro in cui hanno raccontato ciò che hanno vissuto e stanno vivendo. I frati della comunità vivono insieme ai terremotati e sono sempre a disposizione per tutte le esigenze e imprevisti e per gestire le inevitabili tensioni. Ad Antiochia invece, la situazione appare più drammatica e il convento è crollato quasi completamente. I soccorsi hanno cominciato a ripulire alcune zone del centro, ma è difficile stimare i tempi, che saranno senz’altro lunghi.
Superata la fase di emergenza, ancora in corso, si valuterà un progetto a lungo termine per garantire sicurezza e stabilità ai terremotati. Ad alcune famiglie è stata proposta ospitalità a Selcuk (Efeso/Smirne), dove si riunisce la locale comunità cattolica e a Izmir. Una famiglia con un bambino piccolo è già ospitata nel convento dei Cappuccini di Istanbul. Un’importante valutazione riguarda la stesura e l’implementazione di un progetto a lungo termine per aiutare le famiglie a costruire un futuro che vada oltre l’emergenza immediata. Insieme alla Caritas, si avvierà un confronto per attivare un progetto di resilienza per salvare e riorganizzare le piccole comunità cristiane presenti sul territorio, per evitare che si possano disperdere. I Cappuccini sono molto grati per la generosità della gente e fanno sentire continuamente la loro vicinanza nelle zone colpite dal terremoto attraverso il loro contributo.